Vorrei ma non riesco: la differenza tra voler fare ed essere capace

da | Mar 25, 2022 | Sulla scrittura | 0 commenti

Qualche giorno fa mia figlia mi ha chiesto di disegnare Elsa di Frozen. Ho cercato di spiegarle che non sarebbe venuta benissimo, perché non sono così bravo a disegnare. Siccome insisteva, ci ho provato. E il risultato è stato piuttosto lontano dall’immagine di Elsa che avevo in mente e che avrei voluto realizzare.

Lo stesso mi capitava quando giocavo a calcetto. Arrivava la palla e subito avevo un’immagine mentale di quello che avrei potuto fare, magari un tiro al volo, magari una finta o un dribbling. E invece la palla magari prendeva un rimbalzo imprevisto e non riuscivo nemmeno a stopparla.

Sulla carta siamo tutti bravissimi a fare tutto. Le cose cambiano, e di molto, quando proviamo a farle sul serio.

Perché a quel punto avviene una biforcazione: da una parte c’è quello che vorremmo fare, dall’altra quello che riusciamo a fare. E cos’è che ci permette di tenere il più possibile uniti i due piani?

La tecnica.

Maneggiare la tecnica di quello che facciamo ci permette di far aderire, o almeno di far avvicinare molto, quello che abbiamo in mente e quello che riusciamo a realizzare. Talento ed esperienza di sicuro aiutano la tecnica, il primo in maniera naturale, il secondo facendo e rifacendo, provando e riprovando. Ma senza le conoscenze base, quelli che potremmo definire “i fondamentali” non possiamo disegnare, non possiamo giocare a calcio, e naturalmente non possiamo scrivere.

Scrivere un (buon) romanzo è complicato per una lunghissima serie di fattori. Ma prima di analizzare se funziona tutto il resto, la prima domanda che ci dobbiamo fare è: “Sono in grado di mettere su carta la storia che ho immaginato? Ho gli strumenti per farlo?”

Perché il rischio è quello di partire con un’idea validissima e di rovinarla nel momento in cui si prova a trasformarla in parole su carta (o su schermo). (Sì, proprio come è capitato a me col disegno di Elsa).

Ecco perché iscriversi a un corso di scrittura non solo non ammazza la creatività (come sostiene qualcuno) ma permette di acquisire quegli strumenti che permettono di valorizzarla e di renderla concreta, comunicabile al pubblico.

L’obiettivo, quando si scrive un romanzo, non è tanto quello di scrivere Il Grande Romanzo Del XXI Secolo, ma più banalmente di poter rispondere di sì alla fatidica domanda: “È lo stesso romanzo che avevo in testa? Gli assomiglia? Sono riuscito a realizzare ciò che avevo immaginato?”

 

[Foto: Mark Fletcher-Brown on Unsplash]
Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

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