Perché ChatGPT può diventare il migliore amico di uno scrittore

da | Mar 23, 2023 | Sulla scrittura | 8 commenti

Ultimamente si fa un gran parlare di AI, ovvero di intelligenza artificiale. Nei mesi scorsi ho visto un sacco di creativi (disegnatori, illustratori, fotografi) agitarsi parecchio quando gli si chiedeva se il futuro dell’arte sarebbe passato attraverso programmi come Midjourney. Le loro risposte erano stizzite, tanto da farmi pensare che in verità fossero spaventati da questa rivoluzione, come spesso accade di fronte alle novità. D’altra parte di “apocalittici” e “integrati” ne parlava già sessant’anni fa Umberto Eco.
Mentre osservavo queste reazioni, ecco che è piombato qualcosa di simile nel campo della scrittura: ChatGPT, un programma di intelligenza artificiale dedicato ai testi.
Il mio atteggiamento fin da subito è stato quello che secondo me dovrebbe avere un appassionato: curiosità. Per la serie: mi approccio in maniera agnostica, provo, vedo che succede, come funziona, se può essermi utile in qualche modo.
Tra i primi tentativi ho chiesto a ChatGPT di scrivermi un racconto sullo stile di Fitzgerald e lui (sì, ne parlo come se fosse una persona) in pochi secondi ha prodotto questo:

“La città era un mare di luci e di suoni, un bazar di colori e di profumi, dove ogni anima cercava la propria fortuna. Ed io, in mezzo a tutto questo, cercavo la mia.
Era una notte d’agosto, una di quelle notti in cui l’aria era densa di calore e di aspettative. Io mi trovavo seduto al bancone del bar, sorseggiando un cocktail e aspettando che accadesse qualcosa. E poi l’ho vista. Una figura slanciata, con i capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo. Non potevo distogliere lo sguardo da lei.
Mi avvicinai, presentandomi con il mio miglior sorriso. Lei mi sorrise a sua volta, e si unì a me al bancone. Iniziammo a parlare, e mi resi conto che era diversa da tutte le altre ragazze che avevo incontrato. Era sofisticata, intelligente, e aveva una certa malinconia che mi affascinava.
Passammo la notte insieme, passeggiando per la città e parlando di tutto e di niente. Era come se il tempo si fosse fermato, e non avessimo fretta di andare da nessuna parte. Ero innamorato di lei, e non volevo che la notte finisse mai.
Ma alla fine, dovette andarsene. Mi diede un bacio leggero sulla guancia, e mi disse che ci saremmo rivisti presto. Ero sicuro di aver trovato la mia fortuna, la mia anima gemella. Ma poi, come spesso accade, la vita mi avrebbe riservato un’altra sorpresa. La vita, con la sua ironia crudele, mi avrebbe portato via tutto ciò che amavo. E la mia fortuna, la mia anima gemella, sarebbero diventati solo un ricordo. Un ricordo di una notte d’agosto, in cui la città brillava di luci e di suoni, e io cercavo la mia fortuna.”

Ho copiaincollato il raccontino su Facebook e ho chiesto ai miei amici di dirmi chi fosse l’autore. Io, Fitzgerald o ChatGPT? Ci sono cascati in diversi, anche tra i fan di Fitzgerald. Vero che c’erano delle banalità tipo “gli occhi azzurri come il cielo”, ma di base ChatGPT era riuscito a creare qualcosa di coerente e aveva ripreso non solo i temi di Fitzgerald ma anche il sapore della sua scrittura.
Niente male, per essere il primo tentativo.
Nei giorni successivi mi sono appassionato a questo programma. Ho intuito che avesse delle potenzialità non ancora ben chiare, ma che il problema era mio e non suo, e se l’avessi risolto si sarebbero aperti mondi non ancora esplorati.
Però l’ho preso sul serio, al contrario della maggior parte delle persone della mia bolla che si interessano a vario titolo di scrittura. In loro ho ravvisato spesso tre approcci diversi ma entrambi molto limitanti.

Il primo è quello, netto, di chiusura: “Ho sempre fatto le cose alla vecchia maniera e non smetterò adesso.” Guardando al passato, mi ricordano quelli che boicottavano la fotografia perché avrebbe ucciso la pittura, quelli che ritenevano una truffa ritoccare le foto, quelli che il cinema sonoro per carità, e anche la canzone Video Killed the Radio Star… Il progresso se ne frega e va avanti lo stesso, aprendo strade che nessuno all’inizio si aspettava.

Il secondo è quello che definirei “onanistico”. Ok, l’ho fatto anch’io di chiedere a ChatGPT informazioni su di me e sui miei libri. Mi ha dato risposte fantasiose (ma la fantasia non era una caratteristica solo umana?) e ho capito che no, non è una banca dati, è aggiornato al 2021, non ha accesso alle informazioni in rete, spesso sbaglia, si scusa e impara se lo correggi. E che se voglio fare una ricerca vado su Google, su Wikipedia, non su ChatGPT. Una volta capito questo, è inutile insistere, sarebbe come cercare un numero di telefono in un dizionario.

Il terzo è quello di pensare che ChatGPT possa sostituirti nella scrittura. Magari in certi casi può farlo, se devi scrivere un articolo noioso è come un robot che in fabbrica ti velocizza il lavoro. Però no, al momento non è (ancora?) il suo raggio d’azione. Quello che produce è spesso piatto, senza ironia, se non gli dai delle dritte si limita al compitino. Lo si potrebbe definire un travet della parola scritta.

E allora a cosa serve ChatGPT?

Secondo me l’uso perfetto che può fare uno scrittore di ChatGPT è quello di pensarlo come un editor. Qualche giorno fa c’era una frase che non si chiudeva, avrei potuto lavorarci per giorni oppure più probabilmente cancellarla e via. ChatGPT mi ha indicato una soluzione. Giusta? Sbagliata? L’ultima decisione spetta sempre a me. Ma intanto è come avere un editor a portata di mano, 24 ore su 24, una cosa che prima d’ora nemmeno King poteva permettersi. C’era una similitudine che non era coerente, ho chiesto a ChatGPT di indicarmi delle alternative. Lui l’ha fatto. Non tutte mi sembravano brillanti, ma una mi è piaciuta. C’erano delle frasi che non ero sicuro fossero chiare, lui mi ha spiegato cosa aveva capito, confortandomi su quello che avevo scritto. C’era un titolo di cui non ero sicuro. Lui mi ha suggerito alcune proposte. Gli ho chiesto le sue impressioni sull’incipit del libro che sto per pubblicare. Lui mi ha risposto: “L’incipit è molto ben scritto e cattura subito l’attenzione del lettore. Non vedo alcuna correzione o modifica da apportare. Complimenti!”
Ebbene sì, oltre a essere un editor sempre a portata di mano, ChatGPT è anche un grande motivatore!
Lavorare con lui è come essere John Lennon e scrivere insieme a Paul McCartney (o viceversa), che ti aiuta, ti sfida, ti dà un feedback immediato e ti aiuta a non mollare davanti alla prima difficoltà.

Questo è solo l’inizio, molto altro si chiarirà col tempo e con l’uso quotidiano dell’AI. Sinceramente credo che questa sia la più grande rivoluzione nel mondo della scrittura e siamo fortunati che stia accadendo proprio ora. Per cui, che dite, non vale la pena di provare a sfruttarla?

Foto di Rolf van Root su Unsplash
Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

8 Commenti

  1. Fabio

    Ero curioso di leggerti a proposito; grazie, credo seguirò la tua dritta
    Fabio

    Rispondi
  2. Fabio

    Ero curioso di leggerti a proposito; grazie, credo seguirò la tua dritta
    Fabio

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  3. simona scravaglieri

    Come detto altrove, Chat Gpt, non è il mio miglior amico per la scrittura ma per altro e, avendo la possibilità di leggere molte persone nel campo dell’editoria e della scrittura ho ravvisato gli stessi approcci/errori.
    Concordo pienamente con la tua visione anche se mi era sfuggito il raccontino!!!

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  4. simona scravaglieri

    Come detto altrove, Chat Gpt, non è il mio miglior amico per la scrittura ma per altro e, avendo la possibilità di leggere molte persone nel campo dell’editoria e della scrittura ho ravvisato gli stessi approcci/errori.
    Concordo pienamente con la tua visione anche se mi era sfuggito il raccontino!!!

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