Leggo che in America hanno mandato al macero la biografia di Philip Roth perché l’autore è accusato di abusi sessuali.
Anche questo è un abuso.
Come lettore, come appassionato di libri, e innanzitutto come essere umano vorrei che le opere venissero valutate per il loro valore, non per il valore di chi le ha create.
Blake Bailey è una pessima persona? Che venga giudicato da un tribunale e che paghi quello che deve. Ma se ha scritto qualcosa di buono, quello non deve essere toccato da nessuno.
Lui non è ciò che ha scritto e ciò che ha scritto non è lui.
Sono due entità distinte, e comunque un’opera viene sempre prima del suo autore.
Capisco le considerazioni di tipo economico che avrà fatto l’editore americano – oggi la bad reputation è il babau di ogni impresa – ma di questo passo corriamo il rischio che pure in campo artistico si finisca a ragionare come per la politica: meglio gli incapaci, purché onesti.
Prossimamente: libri, film e canzoni solo di santi riconosciuti da Santa Madre Chiesa, non importa se tremendi, e per chi sgarra scatta la censura.
Vogliamo davvero questo?
Ha ragione Elisabetta Sgarbi quando dice che la “cancel culture” è un ossimoro, perché la cultura accoglie, propone, al massimo spiega, ma non rifiuta e soprattutto non cancella e non manda al macero.
[Lo scorso anno avevo scritto questo post e questo post, ma la situazione mi sembra che continui a peggiorare. Per questo dobbiamo far sentire la nostra voce e opporre resistenza.]
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