Grazie ai corsi di Scrittura Creativa e ai manoscritti che leggo, ho notato che i principianti tendono a strafare. Sia dal punto di vista del linguaggio, usando termini aulici laddove non ce n’è la necessità, sia dal punto di vista della trama. lanciando in faccia al lettore informazioni come se fossero palle di neve e chiudendo con colpi di scena che in realtà sono soltanto svolte narrative in contraddizione con quanto raccontato fino a quel punto della storia.
Sono tutte ingenuità che col tempo e col mestiere si imparano a controllare. Eppure a chi inizia a scrivere sembrano genialità che possono dimostrare il proprio incontrovertibile talento. Se scrivo difficile mi prenderanno sul serio, pensano i principianti. Se scrivo frasi di dieci righe con mille subordinate sarò un vero uomo / una vera donna di lettere, pensano i principianti. Se riesco a raccontarti tutta la genealogia del protagonista in tre righe sarò pronto per la pubblicazione, pensano i principianti. Se ti stendo con continui colpi di scena, facendoti credere una cosa e poi facendone accadere tutta un’altra, sarò il più imprevedibile dei narratori e ti incollerà alla pagina, pensano sempre i principianti.
No, non funziona così.
Scrivere difficile e scrivere bene sono due cose diverse, e spesso la semplicità è un punto di arrivo.
Pure sorprendere e prendere in giro il lettore sono due cose diverse. Se mi dai delle informazioni sulla storia facendomele passare come certe, non puoi ribaltare tutto all’ultima riga per far vedere che sei stato bravo a confondermi.Non sei stato bravo, sei stato solo sleale: mai sentito parlare del patto narrativo? Saresti stato bravo solo se, a supporto del tuo colpo di scena, avessi disseminato informazioni qua e là in maniera talmente abile da non fartene accorgere. Ecco perché non vale finire con “era tutto un sogno“. O meglio: non vale se prima non ci hai mai fatto capire che si trattava o si poteva trattare di un sogno (su questo tema e su molti altri, ci ho giocato nel romanzo Revolver).
Quindi, il mio consiglio è di iniziare sempre dalle cose semplici scritte in maniera semplice. Non voler strafare a tutti i costi.
Avete notato che la stessa cosa vale per la musica? Se qualche volta avete visto le audizioni di X-Factor o di altri talent, vi sarete accorti che molti principianti che non sono ancora pronti per un palco importante puntano sui virtuosismi e sugli acuti.
Eppure fateci caso: John Lennon è diventato John Lennon senza bisogno degli acuti.
John Lennon non aveva bisogno degli acuti
Andrea Malabaila
Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.
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