Che cosa ci rende lettori?

da | Dic 17, 2021 | Sulla lettura | 4 commenti

Questo post nasce dopo aver scritto sul mio profilo Facebook:

Mamme che scrivete nei gruppi che vostro figlio odia leggere e QUINDI di consigliare libri da regalargli a Natale, lo sentite il mio barbarico yawp?

Subito si è accesa la discussione: di fronte ai non lettori, magari giovani, è meglio insistere oppure lasciarli decidere in autonomia?
Al di là del mio barbarico yawp contro le mamme che fanno regali di Natale sgraditi, la questione non è banale e merita una riflessione più articolata.
Vero che chi vive circondato di libri più facilmente diventerà un lettore, vero anche che chi si sente pressato e obbligato a far sua una passione dei genitori più facilmente la avrà in odio per sempre.
Come sempre, quindi, la via giusta è quella che sta in mezzo: lascia i libri lì, disponibili, e aspetta che il topolino cada nella trappola. Dico trappola non in senso negativo, ma essendo consapevole che la lettura, così come ogni altro hobby, richiederà tempo, energie, dedizione. E pure qualche euro da spendere.
Credo che già la scuola, con le sue letture obbligatorie, abbia il suo ruolo decisivo nelle percentuali sempre basse che riguardano i lettori nel nostro Paese. Se ci si mettono anche le famiglie, è la combo perfetta per il disastro.
I libri migliori per ognuno di noi, quelli che ci rimangono dentro, quasi mai sono libri che ci sono stati imposti da qualcuno, e raramente sono quelli che ci sono stati consigliati. I libri migliori (lo stesso vale per la musica, per il cinema e per le arti in genere) di solito sono quelli che abbiamo scoperto in autonomia, e questo credo che abbia a che fare con la propria autodeterminazione.
Più facile che diventi un lettore uno a cui sono stati vietati i libri piuttosto che uno a cui sono stati imposti.
La lettura è un piacere che deve germogliare dentro di noi, e che non può essere trapiantato a forza. È un percorso quasi mai lineare, che procede a strappi e tentativi. Io, se mi guardo indietro, posso dire di essere sempre stato un lettore? Prima sì, poi no, poi di nuovo sì… Lo sono stato in certi periodi e non lo sono stato in altri. Al liceo, ad esempio, ero un lettore passivo, perché leggevo quello che dovevo. La fine del liceo è coincisa con l’inizio della mia libertà di scelta e con un sacco di scoperte che mi hanno aperto mondi fin lì sconosciuti.
Di sicuro nessuno di noi nasce lettore, ma tutti possiamo diventarlo. Se, però, lo vogliamo davvero.

 

 

 

[Foto Thought Catalog on Unsplash]

 

 

 

Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

4 Commenti

  1. Francesca

    Per me la lettura e’ liberta’ e piacere assoluto. Imporla equivale a mutilarla, ma forse noi lettori riconosciamo, guardandoci indietro, una serie di fortunate circostanze che ci hanno aiutato: un libro speciale, una persona, una circostanza.

    Siccome oggi ho due figli mi sono chiesta piu’ volte che cosa (se poi qualcosa!) abbia contribuito a rendermi lettrice, anche perche’ altri genitori mi dicono che e’ un cruccio che le prole non legga. Se i miei figli non dovessero leggere non sarebbe un problema – piuttosto mi dispiacerebbe per loro, che perderebbero uno dei piu’ squisiti piaceri della vita.

    Sono nata e cresciuta in una casa piena zeppa di libri di tutti i tipi, e riconosco questo come uno dei grandi privilegi immeritatamente che mi sono capitati. Ancora piu’ grande e’ stato avere genitori che non mi tediassero col leggere, che non mi lodassero per questo, che avessero loro stessi spesso un libro in mano, e mi lasciassero assoluta liberta’ di scegliere quello che mi piacesse. Nessuno mi ha mai detto che “ero troppo piccola”, che “non faceva per me”. Pure oggi ho un brivido quando sento cose simili.

    A sei anni mi sono ritrovata come compagna di banco una bambina intelligentissima, gia’ allora appassionata di libri, con cui per tutta la scuola elementare abbiamo scambiato, discusso, ed amato libri di Michael Ende, creando un mondo magico a cui nessun adulto avesse accesso (erano i primi anni ’90, e per fortuna nessun adulto ce lo chiedeva).
    Verso i dieci anni un’amica di mia madre decise di regalarmi in blocco i libri di sua figlia, ormai cresciuta. Ancora oggi le sono grata: anni dopo ho letto in Amos Oz il suo racconto dello scaffale di libri che aveva da bambino e mi ci sono ritrovata. Libri tutti miei, da leggere o non leggere, forse non leggere affatto, mettere in ordine per cominciare daccapo. Il primo che scelsi, per caso, fu I ragazzi della via Pal, trovando che avesse un titolo ridicolo. Naturalmente invece piansi lacrime amare per Nemecsek, arrivando a rileggere il romanzo sperando che il finale cambiasse (sic). Avevo scoperto quanto ci si potesse affezionare ad un personaggio, ed era solo l’inizio.
    Mio fratello, di cinque anni piu’ grande di me, condivise con me i suoi fumetti: il mercoledì di Topolino era un rito consolidato ed amatissimo (i nostri fumetti li conserviamo ancora). Addirittura lasciava che li leggessi io per prima, pure se ero piu’ piccola e ci facevo le orecchie. Negli anni, con un talento che non saprei definire, e’ riuscito a farmi conoscere delle meraviglie a cui non sarei mai arrivata da sola. Presi alle bancarelle, sottolineati, maltrattati (Dio benedica i libri stra-letti!): “m’hanno fatto pensare a te”, ed erano magari L’agente segreto di Conrad o L’isola in via degli Uccelli di Orlev. Vuoi dare un’occhiata a questo, magari ti interessa, pare roba per te ma forse no, come se fosse niente: ed era Bulgakov, Dovlatov, Le lettere di Berlicche di C.S Lewis. Tesori inauditi.

    Il libraio che al liceo mi trattenne mezz’ora per parlare di Buzzati. La professoressa che ci lasciava liberi di scegliere, e parlava di Borges con gli occhi che le brillavano. Il compagno di scuola con cui ci scambiavamo E. A. Poe. La signora che mi metteva a disposizione tutti i suoi libri, poi ne parlavamo davanti al caffe’.

    Subito dopo l’universita’ mi sono trovata in un volo RyanAir che aveva cinque ore di ritardo e parti’ da Barcellona forse a mezzanotte: il ragazzo accanto a me non si scompose nemmeno, tanto era assorbito dal libro che lo leggeva. Non lo lascio’ finche’ non atterrammo, e io morivo di curiosita’: era Le anime morte di Gogol’, un autore che ho scoperto quel giorno e non ho piu’ lasciato.

    Queste sono solo alcune delle persone che hanno fatto la fortuna della mia libreria, e a cui devo molto. Con questo voglio dire che trovo che la lettura sia un’alchimia misteriosa, specie da bambini e ragazzi: leggere un libro e’ vivere molte vite, e non ha senso se queste vite ci vengono imposte. Ma ci sono persone che per qualche ragione ci aprono strade che non avremmo trovato da soli, in letteratura come in molto altro: a volte ci riescono per l’amore che hanno verso di noi, altre per l’amore che hanno verso uno, molti, tutti i libri – un amore che traspare e trascina. Quando leggo per l’ennesima volta Le mille e una notte con mio figlio, lo faccio perche’ spero non si privi di questa meraviglia: domani leggera’ forse manga giapponesi, letteratura bizzarro, romanzi rosa, e non vedo l’ora che mi dica, se vuole, perche’ gli piacciono e amarli anche io. O forse non leggera’ affatto, e andra’ benissimo cosi’: allora avremo spero un bel ricordo delle storie lette e rilette. Intanto gli ho messo insieme uno scaffale di libri, che il fratello piu’ piccolo tira giu’ e poi mette a posto.

    Vorrei restituire ai miei figli il regalo ricevuto, augurando loro di non prendersi mai troppo sul serio e di essere “di un’ignoranza crassa, ma leggere a tutto spiano”. Come tutti i regali, mi auguro faccia felice il destinatario, ma anche che questi possa metterlo da parte senza problemi se non fa per lui.

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    • Andrea Malabaila

      Grazie mille per la bellissima testimonianza. Mi trovo d’accordo su tutto, e in particolare su “I ragazzi della via Pal”, una delle prime letture che mi hanno appassionato.

      Rispondi
  2. Francesca

    Per me la lettura e’ liberta’ e piacere assoluto. Imporla equivale a mutilarla, ma forse noi lettori riconosciamo, guardandoci indietro, una serie di fortunate circostanze che ci hanno aiutato: un libro speciale, una persona, una circostanza.

    Siccome oggi ho due figli mi sono chiesta piu’ volte che cosa (se poi qualcosa!) abbia contribuito a rendermi lettrice, anche perche’ altri genitori mi dicono che e’ un cruccio che le prole non legga. Se i miei figli non dovessero leggere non sarebbe un problema – piuttosto mi dispiacerebbe per loro, che perderebbero uno dei piu’ squisiti piaceri della vita.

    Sono nata e cresciuta in una casa piena zeppa di libri di tutti i tipi, e riconosco questo come uno dei grandi privilegi immeritatamente che mi sono capitati. Ancora piu’ grande e’ stato avere genitori che non mi tediassero col leggere, che non mi lodassero per questo, che avessero loro stessi spesso un libro in mano, e mi lasciassero assoluta liberta’ di scegliere quello che mi piacesse. Nessuno mi ha mai detto che “ero troppo piccola”, che “non faceva per me”. Pure oggi ho un brivido quando sento cose simili.

    A sei anni mi sono ritrovata come compagna di banco una bambina intelligentissima, gia’ allora appassionata di libri, con cui per tutta la scuola elementare abbiamo scambiato, discusso, ed amato libri di Michael Ende, creando un mondo magico a cui nessun adulto avesse accesso (erano i primi anni ’90, e per fortuna nessun adulto ce lo chiedeva).
    Verso i dieci anni un’amica di mia madre decise di regalarmi in blocco i libri di sua figlia, ormai cresciuta. Ancora oggi le sono grata: anni dopo ho letto in Amos Oz il suo racconto dello scaffale di libri che aveva da bambino e mi ci sono ritrovata. Libri tutti miei, da leggere o non leggere, forse non leggere affatto, mettere in ordine per cominciare daccapo. Il primo che scelsi, per caso, fu I ragazzi della via Pal, trovando che avesse un titolo ridicolo. Naturalmente invece piansi lacrime amare per Nemecsek, arrivando a rileggere il romanzo sperando che il finale cambiasse (sic). Avevo scoperto quanto ci si potesse affezionare ad un personaggio, ed era solo l’inizio.
    Mio fratello, di cinque anni piu’ grande di me, condivise con me i suoi fumetti: il mercoledì di Topolino era un rito consolidato ed amatissimo (i nostri fumetti li conserviamo ancora). Addirittura lasciava che li leggessi io per prima, pure se ero piu’ piccola e ci facevo le orecchie. Negli anni, con un talento che non saprei definire, e’ riuscito a farmi conoscere delle meraviglie a cui non sarei mai arrivata da sola. Presi alle bancarelle, sottolineati, maltrattati (Dio benedica i libri stra-letti!): “m’hanno fatto pensare a te”, ed erano magari L’agente segreto di Conrad o L’isola in via degli Uccelli di Orlev. Vuoi dare un’occhiata a questo, magari ti interessa, pare roba per te ma forse no, come se fosse niente: ed era Bulgakov, Dovlatov, Le lettere di Berlicche di C.S Lewis. Tesori inauditi.

    Il libraio che al liceo mi trattenne mezz’ora per parlare di Buzzati. La professoressa che ci lasciava liberi di scegliere, e parlava di Borges con gli occhi che le brillavano. Il compagno di scuola con cui ci scambiavamo E. A. Poe. La signora che mi metteva a disposizione tutti i suoi libri, poi ne parlavamo davanti al caffe’.

    Subito dopo l’universita’ mi sono trovata in un volo RyanAir che aveva cinque ore di ritardo e parti’ da Barcellona forse a mezzanotte: il ragazzo accanto a me non si scompose nemmeno, tanto era assorbito dal libro che lo leggeva. Non lo lascio’ finche’ non atterrammo, e io morivo di curiosita’: era Le anime morte di Gogol’, un autore che ho scoperto quel giorno e non ho piu’ lasciato.

    Queste sono solo alcune delle persone che hanno fatto la fortuna della mia libreria, e a cui devo molto. Con questo voglio dire che trovo che la lettura sia un’alchimia misteriosa, specie da bambini e ragazzi: leggere un libro e’ vivere molte vite, e non ha senso se queste vite ci vengono imposte. Ma ci sono persone che per qualche ragione ci aprono strade che non avremmo trovato da soli, in letteratura come in molto altro: a volte ci riescono per l’amore che hanno verso di noi, altre per l’amore che hanno verso uno, molti, tutti i libri – un amore che traspare e trascina. Quando leggo per l’ennesima volta Le mille e una notte con mio figlio, lo faccio perche’ spero non si privi di questa meraviglia: domani leggera’ forse manga giapponesi, letteratura bizzarro, romanzi rosa, e non vedo l’ora che mi dica, se vuole, perche’ gli piacciono e amarli anche io. O forse non leggera’ affatto, e andra’ benissimo cosi’: allora avremo spero un bel ricordo delle storie lette e rilette. Intanto gli ho messo insieme uno scaffale di libri, che il fratello piu’ piccolo tira giu’ e poi mette a posto.

    Vorrei restituire ai miei figli il regalo ricevuto, augurando loro di non prendersi mai troppo sul serio e di essere “di un’ignoranza crassa, ma leggere a tutto spiano”. Come tutti i regali, mi auguro faccia felice il destinatario, ma anche che questi possa metterlo da parte senza problemi se non fa per lui.

    Rispondi
    • Andrea Malabaila

      Grazie mille per la bellissima testimonianza. Mi trovo d’accordo su tutto, e in particolare su “I ragazzi della via Pal”, una delle prime letture che mi hanno appassionato.

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