Avevo deciso di raccontare la storia di mio nonno (a cui stavo cercando faticosamente un titolo: uno dei primi titoli di lavorazione sarebbe stato “In cerca di te”) così: un viaggio immaginario che facevo con lui, portandolo via dalla casa di cura in cui aveva passato i suoi ultimi giorni, verso il mare.
Per un’altra estate insieme.
Durante il viaggio ci sarebbero stati diversi ostacoli e incidenti di percorso, e ogni volta sarebbe stata l’occasione per fare da collegamento con un episodio del passato di mio nonno. Il viaggio sarebbe stato un viaggio attraverso i ricordi, e solo alla fine avrei fatto a patti con la realtà. E cioè che mio nonno era morto.
Era un omaggio/plagio di una storia a cui sono sempre stato affezionato: l’albo di Dylan Dog “Il lungo addio”, citato in “Bambole cattive a Green Park” e che a vent’anni avevo provato a trasporre in un orribile cortometraggio (che però aveva avuto il pregio di farmi capire che volevo scrivere e basta, al diavolo i film!).
L’idea del viaggio attraverso i ricordi non aveva convinto Brugnatelli, che a novembre 2016 mi aveva detto: “Qui ci sono un sacco di cose interessanti da raccontare, ma questa cornice fantastica non funziona. Tagliamola”.
E così, anche se del viaggio immaginario sarebbe rimasta traccia in un capitolo fino alla versione definitiva, mi toccava trovare un’altra chiave…
Avrei puntato di più sull’idea originaria, quella dei racconti dei tempi della guerra (il primissimo titolo, quello che usavamo in famiglia quando il libro non esisteva proprio e mio nonno era ancora a disposizione per tutti i ragguagli del caso era “Mio nonno era un’Ss.” (Il tutto è spiegato in “Lungomare nostalgia”).
(continua…)
[Ho pensato di scrivere una serie di post in cui vi racconto com’è nato Lungomare nostalgia, uscito a maggio 2023 per Spartaco. Questo è il terzo. Il primo è qui. Il secondo è qui.]
[Nella foto, una delle foto di mio nonno durante la guerra, una di quelle che mi hanno fatto sobbalzare: notate una certa somiglianza con qualcuno? L’altro giorno ho fatto la prova con Viola e le ho chiesto: “Chi è?” E lei: “Sei tu, papà!” Ecco.]
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