Lo Zen, il tiro con l’arco e la scrittura

da | Feb 5, 2020 | Sulla scrittura | 0 commenti

A dicembre io e Carlotta abbiamo frequentato un corso di avviamento al tiro con l’arco, dopodiché a Natale lei mi ha regalato Lo Zen e il tiro con l’arco di Eugen Herrigel.
Anche se questo libro parla di tutt’altro, leggerlo mi ha dato ottimi spunti di riflessione sulla scrittura.

Breve premessa: del vero significato dello Zen si sa poco o nulla, e lo stesso autore (che era un filosofo) ci mette in guardia spiegando che è una filosofia che può essere compresa appieno solo dagli orientali. Semplificando molto (mi scusino gli esperti), il motivo è che noi occidentali siamo legati al pensiero razionale, e il troppo pensare ci limita in ogni nostra attività.

A un certo punto il Maestro di kyūdō (l’arco giapponese) spiega all’autore che un arciere deve diventare tutt’uno con l’arco, con la freccia e pure con il bersaglio. Isolandosi completamente dal resto dell’universo. La stessa cosa penso che succeda – o dovrebbe succedere – con la scrittura.
Personalmente, quando scrivo di solito metto su un po’ di musica. Mi aiuta a entrare nel giusto mood. Ebbene, dopo un po’ che scrivo, se sono riuscito a immergermi nella scrittura, la musica non la sento più. Magari è passata pure una delle mie canzoni preferite e non me ne sono nemmeno accorto. Quando si scrive bisognerebbe riuscire a fondersi con la tastiera (o con la penna o con la macchina per scrivere, fate voi) ed escludere tutto il resto. A volte si riesce, a volte no, ma quando succede il risultato è migliore.

L’altro punto che mi ha colpito è il percorso che si deve compiere per apprendere un’arte. Anche questo può essere facilmente ricondotto al discorso della scrittura. Quando si inizia a scrivere, infatti, si è molto spontanei e spesso questo viene rilevato nei romanzi d’esordio, che magari peccano di ingenuità ma quasi mai sembrano costruiti a tavolino.
Man mano che si impara il mestiere, che si fa propria la tecnica, si migliora sotto molti aspetti ma si perde la “presenza del cuore”. È capitato a tutti di leggere testi scritti in maniera impeccabile ma che non riescono a trasmettere emozioni…
L’ultima fase è quella in cui, appresa la tecnica e messa in qualche angolo dei propri archivi mentali, si ritrova anche la spontaneità iniziale.
Ma questa volta si scrive in maniera spontanea e consapevole.

Ciò che vale per il tiro con l’arco e il maneggio della spada vale, sotto questo aspetto, per ogni altra arte. Così, per accennare a un altro esempio, la maestria nella pittura all’inchiostro di China si manifesta appunto in questo: che la mano, padrona assoluta della tecnica, nell’attimo stesso in cui lo spirito comincia a dare forma, esegue e rende visibile ciò che esso intravede, senza che tra l’uno e l’altro ci sia lo spessore di un capello. La pittura si fa scrittura automatica. E anche qui la regola da dare al pittore può suonare così: osserva per dieci anni il bambù, fatti bambù tu stesso, poi dimentica tutto e – dipingi.
Il maestro di spada è di nuovo spontaneo come il principiante. Quella tranquillità dell’animo che ha perduto al principio dell’insegnamento, l’ha riacquistata alla fine come tratto permanente del carattere.

L’esercizio e l’esperienza ci rendono persone, e scrittori, migliori.
Quindi non abbiate paura di imparare, di sporcarvi le mani, di perdere la vostra spontaneità. La spontaneità che conta non è mai un punto di partenza ma un punto di arrivo.

[Foto: Sean Stratton su Unsplash]

Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

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