La più bella controesultanza

da | Mag 8, 2019 | calcio | 0 commenti

La terza partita che ho deciso di rivedere dopo Juve-Porto e Juve-Liverpool è Juventus-Argentinos Juniors, finale di Coppa Intercontinentale giocata a Tokyo l’8 dicembre 1985.

Non ho un ricordo chiarissimo di quel giorno. Probabilmente l’ho vista in differita come molti, visto che si trattava della prima partita importante non trasmessa dalla Rai ma da Canale 5 (che non aveva l’autorizzazione alla diretta, a parte in Lombardia). Di sicuro ero un po’ disamorato di quel gioco che tanto mi aveva deluso nella famigerata notte dell’Heysel.

Rivederla oggi, invece, mi ha divertito moltissimo. Una gran bella partita, con un Platini come al solito ispirato, irriverente, oserei dire divino. Oggi si fa un gran parlare di chi sia il più grande, se Pelé o Maradona o Messi o Cristiano Ronaldo. Secondo me si sbaglia a non considerare la candidatura di Platini: pensavo di ritenerlo intoccabile solo perché è stato il mio eroe d’infanzia, ma più lo rivedo e più mi rendo conto che aveva una confidenza unica col pallone e un approccio alle partite di un’intelligenza tattica senza eguali.

Dietro l’inconsueta (per i tempi) doppia telecronaca si sentiva per tutto il tempo un fischio continuo, come se tutto lo stadio suonasse il kazoo invece della vuvuzela scoperta poi nei Mondiali sudafricani. Credo fosse per colpa del satellite ma a me ricorda il fischio che sento ogni volta che ho un incubo particolarmente vivido (succede solo a me? È una cosa che mi sono sempre chiesto).

La partita, come dicevo, è stata godibilissima per tutti i 120 minuti e anche oltre, visto che si è conclusa ai rigori. Due belle squadre che giocavano a viso aperto, altro che catenaccio del Trap, illuminate da una parte dal già citato (mai troppo) Le Roi, dall’altra da quel Borghi che aveva innamorare Berlusconi.

Gol dell’Argentinos Juniors, raddoppio fortunatamente annullato, poi sugli sviluppi della stessa azione pareggio di Platini su rigore (ancora un rigore, dopo l’Heysel, ma questa volta festeggiato in maniera molto moderata).

Ed ecco il gol capolavoro di Platini, uno dei più belli che abbia visto nella mia vita. Guardatevelo. Un gol che però viene annullato. E che porta il francese alla sua famosa protesta: mani nei capelli e poi disteso a terra, con lo sguardo di chi sembra pensare “voi mortali non mi capite e non mi meritate”.
La più bella “controesultanza” della storia del calcio, non a caso diventata iconica.

L’Argentinos Juniors si riporta in vantaggio e tutto sembra andare in quella direzione, finché un altro colpo di genio di Platini smarca Laudrup che dribbla il portiere, perde l’equilibrio e all’ultimo riesce a rimanere in piedi e a insaccare praticamente dalla linea di fondo. Un gol per molti versi simili a quello che farà Ravanelli undici anni dopo nella finale contro l’Ajax: a quanto pare se la Juve vuole portare a casa una Coppa ci vuole un gol così, segnato da posizione impossibile.

Negli ultimi minuti l’arbitro non fischia una punizione per gli argentini e mi colpisce molto il commento di Bettega, per l’occasione secondo telecronista. In pratica dice che la sensibilità dell’arbitro a volte spinge a non penalizzare a fine partita una delle due squadre ma a premiare quello che è successo fin lì, e questo mi ha fatto venire in mente le dichiarazioni a caldo di Buffon dopo l’eliminazione dello scorso anno (“l’arbitro ha un bidone dell’immondizia al posto del cuore”) e le conseguenti polemiche. Forse il calcio ha sempre avuto delle regole taciute che conoscono solo i veri adepti.

Supplementari e poi rigori: un super Tacconi ne para due. Platini – ancora lui, sempre lui – segna quello decisivo, con un tocco morbido, senza sforzo.
Scambio di maglie e tutti a festeggiare la prima Coppa Intercontinentale!

Tornando all’attualità, questa partita mi ha fatto capire che non è vero che la Juve non ha un Dna internazionale (cit. Allegri qualche giorno fa) o che la Juve quando va a giocare fuori dai confini se la fa sempre sotto (cit. tanti tifosi della domenica).
Questa squadra, per tutta la partita, anche dopo essere andata due volte in svantaggio, anche dopo essersi vista annullare un gol strepitoso, ha continuato a giocare e a crederci. E alla fine ha avuto ragione di un avversario veramente tosto.

Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

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