L’importanza di pianificare: la scaletta di un romanzo

da | Set 12, 2018 | Bambole cattive a Green Park, Sulla scrittura | 0 commenti

Quando si parla di scrittura sembra sempre che si parli di qualcosa di esoterico. Così come a molti sembra che non ci sia bisogno di imparare nulla e che basti l’ispirazione, è opinione altrettanto diffusa che non serva nemmeno avere un piano e anzi che questo ucciderebbe la spontaneità e il divertimento.

Quest’estate, da buon padre e su consiglio di mia moglie, ho letto Il cervello del bambino spiegato ai genitori di Alvaro Bilbao, un libro illuminante per molti aspetti e non solo perché ci spiega come funziona il cervello dei bambini ma anche perché in fondo spiega come funziona il cervello di tutti.
Tra le altre cose, Bilbao dice che i bambini col gioco imparano a pianificare, una competenza che sarà poi utile nella vita adulta. E fa degli esempi: quando componi un puzzle è meglio se prima metti i quattro angoli, poi i bordi e infine i pezzi centrali.

Nessuno mette in discussione che pianificare sia utile: vale per i puzzle, vale se devi preparare una torta e vale per qualsiasi attività, no?

Soltanto per la scrittura sembra esserci una certa resistenza. Lì sembra che si debba andare avanti a tentoni o a colpi di ispirazione, ma vi assicuro che non è la modalità giusta. È come salire in macchina e girare a vuoto, in cerca di una destinazione di cui abbiamo un’idea vaghissima. Al di là degli aspetti romantici e un po’ hippie, non è meglio sapere dove stiamo andando?
Ecco perché io consiglio sempre di pianificare quello che si vuole scrivere, di redigere una scaletta (anche provvisoria e non troppo vincolante), di capire fin dall’inizio se la storia che abbiamo in testa ci può portare da qualche parte o soltanto far girare in tondo.

Prima obiezione che mi viene fatta quando parlo di scalette: “Se ho già tutto stabilito, perdo entusiasmo perché mi sembra di fare un compitino.”
Sbagliato. Non solo la scaletta è modificabile (così come un percorso stradale: se c’è un incidente o una coda, prendo un’altra strada ma la direzione ce l’ho sempre presente), ma se conosco già ambienti e personaggi potrò arricchire la scena di altri dettagli e quindi la creazione durante la scrittura rimane potenzialmente infinita.

Seconda obiezione: “Non voglio sapere come va avanti la mia storia, voglio scoprirlo man mano.”
Sbagliatissimo. Sempre tenendo conto di quello che ho scritto prima (non voglio passare per fanatico), questo è un modo di fare decisamente dilettantesco. Se scrivi una storia devi essere tu a tenerne saldi i fili, non puoi aspettarti che si scriva da sola. È vero che qualche volta i personaggi ti obbligano a rivedere alcuni tuoi piani (ne parleremo un’altra volta), ma se quello che cerchi è di essere sorpreso pagina dopo pagina fino a un finale inaspettato, beh, hai sbagliato un punto fondamentale: lascia stare la scrittura, e goditi i libri scritti da altri. Con la lettura, te lo assicuro, quel piacere sarà sempre intatto.

 

scaletta romanzo

La scaletta di “Bambole cattive a Green Park”, ancora senza titolo (marzo 1999).

Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

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