Quelli che ascoltano Virgin Radio

da | Nov 8, 2017 | pop & rock | 0 commenti

Al corso di Teorie e tecniche del linguaggio radiofonico, ai tempi dell’università, avevo imparato che ci sono due fruizioni possibili della musica: scegliere che cosa ascoltare (che sia su musicassetta, vinile, cd o sugli mp3 all’epoca ancora sconosciuti), oppure accendere la radio e affidarsi alla scelta di qualcun altro. I maniaci del controllo preferiranno la prima opzione, gli amanti delle sorprese la seconda.
Io, che potendo guiderei pure l’aereo, mi sono sempre collocato nel primo gruppo. Ho viaggiato per anni con chili di musicassette stipate in ogni anfratto dell’abitacolo; quando ho cambiato macchina, ho dovuto pensionare le audiocassette e affidarmi a chili di cd e soprattutto all’iPod.
Poi è arrivata Virgin Radio.
E quando sono in macchina ho cominciato ad affidarmi alle scelte di qualcun altro. Perché, essenzialmente, su Virgin Radio passa buona parte della musica che ho su cd e sull’iPod. La stessa che quando sono al computer ascolto su Spotify. Quel buon vecchio rock che non invecchia mai e che non segue (troppo) le mode del momento.
Quando ascolto Virgin Radio, lo ammetto, mi sento molto figo. Perché è come se mi sentissi dire: “Tu sì che conosci i pezzi giusti, tu sì che apprezzi le band meritevoli!” Mi sento figo e gggiovane.
Però qualche giorno fa ho avuto un pensiero triste. Mi sono accorto che oggi i primi posti delle classifiche musicali sono monopolizzati da rapper che non ho mai sentito (non solo nel senso che non ho mai sentito i loro pezzi, ma non li ho proprio mai sentiti nominare!) e che i giovani, quelli veri, ascoltano il rap e schifano il rock. Il rock non sarà morto ma di sicuro non se la passa troppo bene.
E anche che su Virgin, alla fine, i pezzi più recenti (tranne poche eccezioni tipo questa) sono di dieci-quindici anni fa.
Per cui mi sono chiesto: a chi si rivolge davvero questa radio? Dietro quell’aura tanto cool non è che c’è il trucco? Faccio già parte di una fetta di vecchi nostalgici fuori dal presente?
Ho pensato a quando prendevo in giro mio papà perché ascoltava LatteMiele e i miei nonni perché guardavano TeleCupole.
Forse il mio recinto, il recinto della nostra generazione, quello per cui i nostri figli e nipoti ci prenderanno in giro, è questo qui.
Comunque sia… rock’n’roll!

Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

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