Quelli che sbattono le parole

da | Apr 17, 2018 | Sulla scrittura | 4 commenti

Probabilmente l’avete notato anche voi: sui social i commenti più volgari, maldestri e offensivi sono sempre scritti in un pessimo italiano, pieni di orrori ortografici e con una punteggiatura gettata qua e là.
Non è un caso.
C’è una forte correlazione tra lingua e pensiero. Chi sa padroneggiare bene le parole sa mettere ordine anche alle proprie idee, le sa gestire, addomesticare, piegare ai propri desideri (e non viceversa). Chi sa strutturare una frase, riesce a strutturare anche i suoi pensieri. Il mondo è fatto di idee complesse e le idee complesse si nutrono di parole.
E c’è una correlazione tra la capacità di usare gli oggetti e la capacità di usare le parole.
Mia figlia ha otto mesi e comincia a maneggiare tutti gli oggetti che le passano davanti. Ma non ha ancora un grande controllo, deve affinare i movimenti delle mani e al momento quello che fa è prendere una cosa, rigirarla in maniera goffa e poi sbatterla con tutta la forza contro il ripiano del seggiolone. Sì, un po’ come lo scimmione di 2001: Odissea nello spazio.
È lo stesso che fanno quelli che hanno poca dimestichezza con la lingua: prendono delle parole e in maniera scomposta le sbattono più forte che riescono. Il fatto di conoscerne poche, di parole, non fa altro che peggiorare la situazione. Brandiranno gli insulti e li lanceranno qua e là, ndo cojo cojo. E a una risposta pacata e ragionata, non sapranno come portare avanti la discussione perché non sono in grado di argomentare. Risultato: le loro parole saranno sbattute con ancora maggiore violenza.
Quando si dice che ne ferisce più la penna della spada bisognerebbe spiegare che la penna è un oggetto delicato che si può usare anche per colpire, ma che assomiglia più a un bisturi che a una roncola arrugginita.

Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

4 Commenti

  1. Raffaele Abbate

    ai beceri insultatori consiglio la lettura di un agile ed elegante volumetto: L’arte dell’insultare di Schopenhauer.

    L’insulto è un genere al quale tutti noi, anche i più impassibili, finiamo prima o poi per essere trascinati. ed allora dalla lettura di questa opera possiamo trasformare la rozzezza, la collericità e talvolta la volgarità dell’insulto in una vera e propria arte.
    Quindi non una roncola arrugginita, ma un elegante fioretto.

    Ed in questa ottica anche io, indegno discepolo di cotanto maestro, fornisco alcuni esempi di insulti che ritengo più lessicalmente consoni ad un Web civile, tollerante e di livello culturale elevato .

    1. Hai lesionato in modo irreversibile gli organi bilaterali preposti alla produzione del liquido seminale

    2. Per il tuo modo di essere, di interagire con gli altri e di pensare sei morfologicamente identico all’ apice dell’organo maschile preposto alla minzione e riproduzione.

    3. Il tuo imperativo categorico deve essere quello di svuotar immantinente l’intestino retto.

    4. Per la tua condotta e per il tuo comportamento passato e presente sei simile alla Gran Taide

    5. Il tuo imperativo categorico deve essere quello di accoppiarti con altrui in guisa degli abitanti dell’antica Sodoma.

    Credo che tal florilegio sia sufficiente.

    Rispondi
  2. Raffaele Abbate

    ai beceri insultatori consiglio la lettura di un agile ed elegante volumetto: L’arte dell’insultare di Schopenhauer.

    L’insulto è un genere al quale tutti noi, anche i più impassibili, finiamo prima o poi per essere trascinati. ed allora dalla lettura di questa opera possiamo trasformare la rozzezza, la collericità e talvolta la volgarità dell’insulto in una vera e propria arte.
    Quindi non una roncola arrugginita, ma un elegante fioretto.

    Ed in questa ottica anche io, indegno discepolo di cotanto maestro, fornisco alcuni esempi di insulti che ritengo più lessicalmente consoni ad un Web civile, tollerante e di livello culturale elevato .

    1. Hai lesionato in modo irreversibile gli organi bilaterali preposti alla produzione del liquido seminale

    2. Per il tuo modo di essere, di interagire con gli altri e di pensare sei morfologicamente identico all’ apice dell’organo maschile preposto alla minzione e riproduzione.

    3. Il tuo imperativo categorico deve essere quello di svuotar immantinente l’intestino retto.

    4. Per la tua condotta e per il tuo comportamento passato e presente sei simile alla Gran Taide

    5. Il tuo imperativo categorico deve essere quello di accoppiarti con altrui in guisa degli abitanti dell’antica Sodoma.

    Credo che tal florilegio sia sufficiente.

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