Il giudizio di chi ti legge non è il Giudizio Universale

da | Mar 27, 2018 | Sulla scrittura | 0 commenti

Durante i corsi di scrittura creativa mi sento ripetere spesso: “Posso osare?
Il motivo di questa domanda è facilmente riconducibile alla scuola: per anni non fanno altro che insegnarti a rimanere dentro i binari, a comporre opere didascaliche, a non osare, appunto. Holden Caulfield è l’emblema di chi non rispetta le regole acquisite, di chi divaga, cerca altre strade e va sempre fuori tema. E infatti viene cacciato da tutte le scuole ma questo non gli vieta – attraverso la penna di J.D. Salinger – di essere il narratore di uno dei romanzi più importanti del Novecento.
Sì, puoi osare. Devi osare.
Allora chiedo: “Perché non dovresti?
“Perché ho paura di essere giudicato/a.”
Eccolo lì, l’errore principe che fanno molti tra quelli che iniziano a scrivere: pensare di essere di fronte al Giudizio Universale. Il ragionamento è questo: ho scritto un brutto racconto, quindi chi lo legge penserà che sono un incapace.
Saper affrontare una critica è importante, sapere affrontare un “no” è necessario. Perché i “no”, nella vita di uno che ha deciso di scrivere, saranno molti e forse più numerosi dei “sì” (non fatevi ingannare dai risultati degli altri, perché solo chi ha avuto molto successo mostra con fierezza le decine di rifiuti accumulati).
Un giudizio va sempre ricondotto all’opera, non alla persona che ha prodotto l’opera. Anche i più grandi possono avere cadute, ma non per questo ci sembrano meno grandi (avete presente il film Magical Mistery Tour? Avessero fatto solo quello, i Beatles sarebbero stati spernacchiati e ignorati da tutti).
E il giudizio sull’opera è sempre un giudizio soggettivo. Chi valuta un testo narrativo non può rifarsi a formule e non può stabilire con certezza matematica se quel testo è giusto o sbagliato. Quello che a me è sembrato un testo zoppicante, a un altro potrebbe sembrare degno di pubblicazione. Nessuno, tra quelli che vi leggeranno, potrà bollarvi come Grandi Scrittori o come Pessimi Scrittori, né avrà l’esclusiva sul giudizio dei vostri testi. Magari li avete solo fatti leggere alla persona sbagliata, quella con cui non ci sono affinità o che si occupa di un genere totalmente diverso (per dire, mandare un romanzo fantasy a un editore che pubblica romanzi rosa non è mai una buona idea).
Per questo, non solo bisogna osare ma bisogna perseverare nella ricerca.
Mai fermarsi al primo ostacolo, al primo “lascia perdere”, alla prima porta sbattuta in faccia.
Perché forse, poco più in là, c’è già un’altra porta da aprire.

[Foto: Ben White]

Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

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