Antonino Cannavacciuolo e il viaggio dell’eroe

da | Lug 4, 2017 | Sulla scrittura | 0 commenti

Uno dei cavalli di battaglia dei miei corsi di scrittura (ma non solo dei miei) è il viaggio dell’eroe. Il viaggio dell’eroe è il titolo di un manuale di Chris Vogler che è diventato una sorta di bibbia per gli sceneggiatori americani. Riprendendo Campbell e prima ancora Propp, Vogler spiega come tutte le storie ripercorrano sempre le stesse tappe. Una storia emblematica del viaggio dell’eroe è senza dubbio Guerre stellari, in cui non manca nessuno degli elementi citati da Vogler ed è per questo che ci sembra così familiare nonostante sia ambientata “tanto tempo fa in una galassia lontana lontana”…

Ma ho deciso che la prossima volta che dovrò spiegare il viaggio dell’eroe, mostrerò una puntata del programma televisivo Cucine da incubo. Per far capire che questo schema, che a volte sembra un po’ rigido e ripetitivo, in realtà è molto flessibile e si può adattare ai contesti più disparati: una lezione che gli autori di Cucine da incubo e di tante altre trasmissioni di successo hanno compreso benissimo.

Chi ha visto almeno una puntata di Cucine da incubo sa come funziona: c’è un ristorante sull’orlo del fallimento che chiede aiuto allo chef Antonino Cannavacciuolo, che grazie alla sua esperienza rimette in sesto il locale nel giro di una settimana.

Ogni puntata ripercorre il viaggio dell’eroe in maniera quasi didascalica.

All’inizio abbiamo dei protagonisti (i ristoratori) che vivono nel loro mondo ordinario, fatto di problemi economici e piccoli o grandi litigi.

La rottura dell’equilibrio avviene con l’arrivo di Cannavacciuolo, nelle vesti del mentore, che in maniera anche brutale spiega che così non si può andare avanti e che bisognerà darsi da fare. I ristoratori sono incapaci oppure hanno solo perso passione ed entusiasmo, ma in ogni caso reagiscono come gli eroi di tutte le storie: col rifiuto.

Solo dopo essere messi di fronte alla realtà (con Cannavacciuolo che li osserva durante una loro tradizionale serata di disastri) capiscono che devono fidarsi del mentore e farsi istruire da lui. Il mentore, ora severo ora bonario, li riporta sulla retta via, smonta e rimonta il locale, propone e spiega nuove ricette.

La riapertura è la prova centrale e i protagonisti non possono sbagliare, sennò falliranno per davvero. Sotto la guida di Cannavacciuolo la serata parte alla grande. Ora i clienti sono soddisfatti, fanno i complimenti e chiedono il bis. Il successo sembra annunciato.

Ma… ecco che, inevitabilmente, la voce off annuncia che “i vecchi problemi sembrano tornare a galla”. È il momento in cui, nel viaggio dell’eroe, i nemici che sembravano sconfitti si riarmano e più incazzati che mai inseguono il protagonista sulla via del ritorno.

Grazie però agli insegnamenti del mentore, questa volta i ristoratori non si fanno sorprendere e riescono a chiudere la serata al meglio.

Dulcis in fundo, il lieto fine porta con sé la fatidica ricompensa: il nuovo menu di Cannavacciuolo che renderà i nostri eroi dei grandi ristoratori.

E a questo punto il mentore ha terminato il suo compito e può finalmente lasciare il locale, che ora è in buone mani. Il saluto finale è sempre lo stesso: “Addios!”

 

Antonino Cannavacciuolo

Andrea Malabaila

Andrea Malabaila

Sono nato a Torino nel 1977. Ho pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non mi ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono sette: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014) e “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023).
Nel 2007 ho fondato Las Vegas edizioni, di cui sono Sindaco, direttore editoriale, oscuro burocrate e facchino.
Insegno Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Nella prossima vita voglio essere l’ala destra della Juventus Football Club, nella precedente avrei voluto essere uno dei Beatles.

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